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Redazionale

di Mario Caligiuri
12/03/2007 - “Senza attendere”
Ricerca, educazione e democrazia
di Mario Caligiuri e Sandra Savaglio
Rubbettino, 2006, pagg. 60
Gia il titolo è tutto un programma: “Senza attendere”. Ed è dedicato alle giovani generazioni italiane che vengono invitate a investire su se stesse, senza delegare il proprio futuro ad una classe dirigente interessata prevalentemete ad autoperpetuarsi. E’ questo l’invito che emerge in questo rapido ma stimolante saggio scritto a quattro mani da Sandra Savaglio e Mario Caligiuri. La prima è un’astrofisica alla quale il settimanale “Time” ha dedicato una copertina come simbolo dei ricercatori stranieri attratti dagli States, mentre il secondo è un giovane professore universitario, considerato uno dei più creativi comunicatori pubblici italiani. Nel testo, pubblicato per i tipi della Rubbettino, viene sintetizzato uno dei punti centrali del nostro Paese: sviluppare l’educazione di base e la ricerca come unici antidoti al declino. Scrive Sandra Savaglio: “Rientrare in Italia per fare ricerca vorrebbe dire fare un grosso passo indietro. Attenzione, il mondo accademico americano non è il paradiso, né quello italiano l’inferno. Entrambi i sistemi presentano vantaggi e svantaggi, ma il sistema americano, inserito in quella particolare società, è particolarmente efficiente perché in grado di sfruttare al meglio le proprie risorse. Forse il sistema italiano ha qualcosa da imparare”. Prosegue con durezza: “Non esistono criteri di competitività e di meritocrazia nella distribuzione dei finanziamenti. L’università italiana a ciò oppone molte resistenze perché vuole mantenersi autoreferenziale, senza controlli da parte di nessuno, specialmente dei comitati internazionali non legati alle logiche accademiche locali. Alla fine il sistema è retrogrado, governato dalla burocrazia e dal baronaggio, corrotto; sopravvive grazie alla simbiosi con il mondo politico. In queste condizioni, i giovani più capaci non trovano lo spazio che uno Stato moderno dovrebbe offrire loro e prima o poi sono costretti a decidere se rimanere e tentare di sopravvivere nel migliore dei modi, oppure espratriare.” Proprio alle responsabilità della classe dirigente rispetto ai problemi del Paese e al ruolo che i media debbono svolgere per l’elevazione culturale e la crescita di una diffusa sensibilità sociale, è dedicata la parte del libro curata da Mario Caligiuri. “Il declino italiano”, scrive richiamando anche una più generale e complessiva crisi del sistema democratico, “non è certo legato ad una stagione, magari recente, ma rappresenta un elemento strutturale, aggravato da una classe politica che tende soprattutto a far durare se stessa. Appunto per questo è fondamentale ricercare strade che possano realizzarsi in tempi brevi, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica e in particolare dei giovani”. C’è bisogno, sostiene, “di creatività, che non significa essere eccentrici o distaccati dal mondo, ma al contrario unire l’indispensabile fantasia con la necessaria concretezza”. Prosegue Caligiuri: “Serve una politica che indirizzi le scelte del futuro, passando da uno sguardo corto a uno sguardo lungo, con decisioni veloci e - a volte - necessariamente impopolari nel breve periodo. La crisi della democrazia, in definitiva, è da noi un problema di classi dirigenti, che oggi sono prevalentemente anziane, ingessate dai costi della politica e dalle rendite parassitarie”. E dopo l’analisi i due autori formulano una suggestiva e concreta proposta: “A nostro avviso, occorre trasferire risorse dagli insostenibili ed immotivati costi della politica (sia a livello centrale che regionale) all’istruzione dei saperi di base (fornendo motivazioni forti ad ogni singola persona) ed alla ricerca (che produce la cultura e determina la qualità del nostro futuro). Il problema è proprio lì: “una testa ben fatta”. Tutto il resto verrà da sé: integrazione, ricerca, sviluppo, cultura della bellezza, solidarietà, tolleranza, sicurezza e quindi eticità nel comportamento pubblico. Deve emergere finalmente la meritocrazia, con una classe politica selezionata e controllata con maggiore responsabilità. Sembrano, queste, delle pure affermazioni di principio, invece è quello di cui oggi c’è drammaticamente bisogno. E, a dispetto di come sembra vadano le cose del mondo, si potrebbero pure in gran parte realizzare.”
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